Semplicemente tu, il mare
"Osservo la tua immensa distesa di acqua salata. Per quanto mi sforzi non riesco a vedere la tua fine. Ad un certo punto, acqua e cielo si fondono, annullando ogni differenza, ogni distanza.
Da piccolo credevo che quell’esatto punto di fusione,
fosse il portale per un mondo magico. Ed ero convinto a tal punto di quello,
che mi ero messo in testa l’idea di arrivare fino a lì. Non c’è bisogno di
specificare il fatto che dopo non appena 100 metri dalla riva mollai la mia
impresa. Ma ancora ora, reputo quella fusione magica ed inimitabile.
Foto by @La Mia Ostia |
Ti guardo, in tutto il tuo splendore. Le onde si infrangono sugli scogli, arrabbiate come non mai. Hai l’alta marea e ti sei impossessato di metà spiaggia. Il colore delle nuvole si riflette su te, facendoti sembrare grigio come loro.
Domani me ne andrò,
e non ti rivedrò più.
Devo andare al nord,
dove tu non ci sarai.
Starai a centinaia di chilometri di distanza.
Ma non disperare,
non ti dimenticherò.
Mi fa sentire a casa il tuo odore. Arriva fino alle mie
narici. Sono seduto sulla sabbia fredda e asciutta, con solamente una camicia
addosso. La temperatura è bassa ma non mi interessa. Oggi voglio viverti,
voglio sentirti, voglio ricordarti.
Devo ringraziarti in tutti questi anni però. Sei stato lo
sfondo di tutte le mie felicità, e compagno durante le sofferenze. Sei riuscito
ad essere perfetto sempre, in ogni occasione.
Ricordo un giorno, quando ero più piccolo. La ragazza che
mi piaceva aveva scelto il mio migliore amico, e non me. Ero arrabbiato nero, e
non potevo mostrarlo a nessuno. Mi sentivo così debole. Ricordo di essere
venuto qui da te, e tu mi hai accolto in tempesta, con alte onde che sferzavano
il ponticello di legno. Tirava vento e il tuo rumore era assordante. Per un
secondo ho anche pensato che la Venere potesse cadere in acqua.
Mi hai fatto sentire capito e a casa.
Oppure, tanti anni dopo, quando ho chiesto a mia moglie di
sposarmi. Sempre qui, su questa stessa sabbia, sempre davanti a te. Ricordo che
lei saltava intorno come una bambina ripetendo “Si, si, si” senza riuscire a
smettere. C’eri tu nei suoi occhi. Erano lucidi e brillavano sotto il caldo
sole primaverile. Quel giorno anche tu avevi le stesse caratteristiche. Era da
poco arrivato maggio ed era uno dei tuoi giorni migliori. Non avevi un’onda, e
l’acqua era cristallina.
Ci sarebbero tante di quelle cose da ricordare con te, che
è impossibile elencarle tutte. C’è quella volta in cui mio figlio ha trovato un
granchio ed è stato il giorno più bello della sua piccola vita; oppure quando
mia figlia si è innamorata di te e da quando ti ha conosciuto, ti solca con la
sua tavola da surf. C’è stato quel giorno di agosto in cui ti ho fatto
conoscere ai miei amici del nord che non ti avevano mai visto.
Come sarebbe la vita
senza averti mai visto.
Come fa la gente a non averti?
A non poterti guardare ogni giorno?
A non poterti toccare,
odorare,
sentire?
Spiegamelo tu, ti prego, perché da domani io non so come
riuscirò a fare. Non potrò più sentire la tua brezza marina solleticarmi i
capelli uscito da lavoro, o non potrò più fare le lunghe passeggiate accanto a
te.
Ti prego, mostramelo.
Perché io non lo so.
Mi tengo la testa fra le mani, cercando di non pensare al
dolore che questa rottura già mi sta causando. Devo accettarlo. È inevitabile.
Decido di immergermi. Tolgo i pantaloni e la camicia e li
scaravento sulla sabbia. Mi avvicino. I miei piedi toccano la tua acqua gelida
di novembre. So bene che bisogna anche stare in guardia da te. Mi sono sentito ripetere
questa ammonizione da quando per la prima volta ho messo i piedi nell’acqua.
Non sei solo bello, sei anche molto pericoloso. Mio padre
me lo ha sempre ripetuto che sei bello quanto dannato. Puoi essere il mio amore
e la mia disperazione, la bellezza e la distruzione.
Sono sempre stato attento a te, e ho fatto bene. Sei
pericoloso. Ma oggi potrei abbassare la guardia, e lo sai. Ho l’animo
indebolito.
Entro in acqua, sentendo il freddo penetrarmi nel corpo.
Rimango vicino la riva. Sei agitato e non ti provoco. Mi immergo, e mi sento a
casa.
Ricordo quando venni da te dopo la morte di mio padre. Ero
disperato e impaurito. Tu mi hai accolto, mi hai cullato. Quel giorno eri
calmo, ma le onde si infrangevano sul bagnasciuga. Quel rumore mi distoglieva
dai pensieri. Hai fermato i pensieri negativi, insinuandoti nella mia testa. Sei
sempre stato perfetto per ogni momento.
Esco dall’acqua, tremante. Sei freddo oggi, come non lo
sei mai stato. Il distacco non è mai facile, lo so.
Ma oggi per me è l’ora di andare.
Sai che non potrò dimenticarti. Fai parte di me e non
posso fare finta di niente. Domani mattina non ti vedrò dalla finestra di casa.
Non sentirò il tuo odore nelle strade. Non avrò la tua brezza nei capelli.
Ma non disperare.
Tu farai sempre parte di me.
Come io di te."
Silvia
Silvia
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