Chi ha rischiato di essere felice, non si è pentito
Cinquanta persone in costume davanti al mare gelido.
È questo il ritratto della mia comunità. Uomini e donne di
ogni età che si sono spogliati di tutte le loro insicurezze per farsi
accogliere dal loro mare.
È il 1° gennaio 2018 e nonostante l’anno appena iniziato,
nonostante le ore piccole fatte e la sveglia suonata troppo presto, cinquanta
persone sono qua.
Fa freddo, c’è un forte vento che spira da nord-est. Il
cielo è grigio e la tenue luce che filtra attraverso le nuvole dà speranza a
quelle persone con i brividi su tutto il corpo.
Alle 10:30, dopo qualche goccia di pioggia, parte una gara
podistica. “Corsa degli avanzi”, è stata intitolata. Ognuno ha portato
qualcosa: pasta, passata di pomodoro.. fino ai pandori avanzati.
È questo il ritratto delle mia comunità. In un giorno di
festa, donare qualcosa a chi è meno fortunato di noi. Dare un sorriso a chi un
sorriso non ce l’ha più. Accendere una speranza nei cuori dei più disperati.
15 gradi la temperatura dell’acqua. 14, fuori. Percepiti,
molti di meno. Ma non importa. Alle 11:40, cinquanta persone e una decina di
cani da salvataggio si tuffano nelle acque gelide del proprio mare.
D’altronde, il mare è sempre stato la nostra casa, e non
solo d’estate. Viviamo insieme a lui. Il suo odore ci sfiora le narici ogni
volta che passiamo accanto con la mano, stretta intorno a un’altra. Ci scompiglia
i capelli, racchiusi in lunghe acconciature e ci riempie le scarpe di sabbia. Ci
dona dei tramonti mozzafiato, dei colori albeggianti magnifici, capaci di far
emozionare anche le persone più tetre e cupe. Una bellezza meravigliosa, e stupefacente
ogni volta.
Ogni giorno, intorno alle 17, se alzate lo sguardo sul
mare, sorriderete.
Gli aghi nella pancia sono la prima cosa che sento. Mi chiudono
lo stomaco. Ma continuo a correre nell’acqua. Mi giro per un secondo a guardare
le altre quarantanove persone accanto a me. Sorridono, e si schizzano l’acqua
tra risate e gridolini. Sono felici, li vedo. Sembrano dei bambini, gioiosi e
spensierati. È forse la cosa più stupida e meravigliosa al tempo stesso mai fatta.
Non si potrebbe cominciare l’anno meglio. Sento il freddo salirmi lungo tutto
il corpo: la pancia, la schiena, il petto, le spalle. L’acqua mi intrappola il
corpo, come una morsa. Mi lascio andare a lei, sicura che oggi niente mi farà
male. È stupendo.
“Cosa si stanno perdendo le persone che non sono qui”,
penso.
Dopo qualche secondo, che sembra una vita, faccio un cenno
al signore più vicino a me e, come abbiamo fatto per entrare, corriamo verso la
spiaggia. Ma non correremo mai più veloce. Facciamo a gara a chi riesce ad
uscire per primo da quelle gelide acque. Il formicolio ai piedi è l’ultima cosa
che sento.
Mi giro verso il mare e noto che alcune persone si sono
rifiutate di fare a gara per uscire. Sono ancora dentro, e sorridono, mezze
congelate.
Il vento entra dentro il mio asciugamano. Fa veramente
freddo ma non ci importa.
Cinquanta persone che per le prossime ore avranno freddo,
si guardano e urlano “Al prossimo anno!”.
Sentiranno il mare dentro la loro pelle. E sarà
bellissimo. È questo il ritratto della mia comunità. Essere umani e natura
racchiusi un unico corpo, indistinto. Ed oggi è successo.
Prendeteci per pazzi, ma noi siamo stati veramente felici.
E voi? Avete rischiato di essere felici?
Silvia
Grazie Silvia, interessante riflessione su quello di particolare che la vita ci offre.
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